Teoria Gender: cosa [non] è

Gabriele Vittorio  > Lgbt, Psicologia Nella Rete >  Teoria Gender: cosa [non] è
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Teoria GenderTeoria Gender: è scoppiata una  bomba

Lo scenario che ci si apre davanti richiama molto quello di una città appena scossa da un grosso trauma: distruzione un po’ ovunque e campi di battaglia ora desolati che hanno ospitato improvvisati guerrieri.
Cosa è successo dopo lo scoppio causato della “Teoria del Gender”? Parole, tantissime, confusione, altrettanta, domande, infinite, posizioni, plurime.
Questo è uno di quei casi in cui si sente tanto parlare, e tanto si parla, di cose che saltano di bocca in bocca, di megafono in megafono e, come l’antico gioco del telefono (chi se lo ricorda?) giungono a destinazione stravolte nel loro reale significato.
Con questo post non voglio scrivere l’ennesimo chiarimento su cosa sia la teoria del Gender e propinare a chi lo leggerà una serie di definizioni e di opinioni non richieste (come sempre, Google ha la risposta a tutto, basta cercare le parole magiche).
Voglio invece portare l’attenzione su un particolare che ho notato, assistendo alle varie diatribe che giorno per giorno si accendono su tale questione: tutti sono contro tutti. L’impressione che ne ho ricavato, prima di ogni opinione o pensiero che mi sia potuto nascere sulla questione “gender”, è stata quella di una lotta tutti-contro-tutti.
Chi pensa che il sesso (dotazione biologica), ovvero un corpo sessuato, sia determinante per il genere e/o per la identità di genere.
Chi pensa che l’identità di genere (l’intimo sentirsi donne o uomini) derivi puramente da costruzioni socioculturali, contribuendo alla costruzione del genere (o sovrapponendovisi); chi pensa che sia predeterminata ma indipendente dal sesso biologico; chi, invece, pensa che sia la più grossa limitazione a cui è sottoposto l’essere umano.
Chi pensa che il genere sia la stessa cosa della identità di genere; chi invece pensa che sia un prodotto socio-culturale, identificando puramente le differenze, stilate e portate avanti nei secoli dei secoli, tra uomini e donne. Chi ne vede la positività, chi la negatività, chi invece la prende così com’è.
Confusione? Ok, è esatto, ma è Umano.
Prendiamo queste persone, facciamone un mix (poiché non esistono solo individui dalle idee inquadrate, ma anche chi ha opinioni miste e/o divergenti) e mettiamole, a turno, in accordo con e in opposizione all’OMS, che propone programmi volti alla educazione alle differenze, all’abbattimento di stereotipi ed alla crescita psicologica di bambini ed insegnanti all’interno delle scuole.
In opposizione a questi progetti educativi per le scuole, poniamoci anche gruppi religiosi che sostengono la pericolosità insita nel parlare di sesso/ genere/ omosessualità a bambini, portando allo sconvolgimento delle solide basi della famiglia “tradizionale”. Allo stesso modo, poniamo un ulteriore gruppo religioso, questa volta in accordo con i programmi dell’OMS.
Adesso, ognuno di voi lettori, faccia finta di essere un giornalista che deve intervistare 100 persone, prese a caso, tra quelle da me citate, e stilare infine una relazione su come le cose stanno, su quale è l’opinione dominante e su cosa il popolo maggiormente si divide.
Fatto?
Cento persone danno una idea, solo in piccolo, del fenomeno che emergerebbe. Immaginiamo cosa succederebbe con un campione reale, molto più ampio e quindi scientificamente più attendibile.
Non essendo questo un luogo che raccoglie opinioni personali del sottoscritto, ne ho voluto guidare l’orientamento verso la percezione che, al di la delle ideologie abbracciate dalle parti prese in causa, realmente emerge: confusione, divisioni, fazioni, partiti.

A volte sembra che le persone traggano un certo gusto nel perdersi in discorsi e voli pindarici che, però, poche volte portano a vere e proprie conclusioni e/o risoluzioni delle faccende. Persone che sembrano concretamente impegnate a tenersi ben lontane dalla risoluzione del conflitto e che, anzi, tendano ad alimentarlo.
Dinamiche lontane dalla chiarezza, votate al conflitto, istiganti aggressività e un perpetuo gran vociare.
Si va a nozze con ciò a cui, pubblicamente, si dichiara guerra. Un inquietante, quanto umano, controsenso.
Che sia biologicamente predeterminato, un prodotto socio-culturale o acquisito in altro modo?
Certamente è uno spunto di riflessione da non lasciarsi scappare.

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