Oliver Sacks, vivere la scienza su se stessi

Gabriele Vittorio  > Psicologia Nella Rete >  Oliver Sacks, vivere la scienza su se stessi
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Non ci sono parole per descrivere il vuoto che poche ore fa ha lasciato il grande Oliver Sacks, personaggio che ha guidato ed illuminato molte persone, sia tra gli addetti ai lavori come me, sia tra chi, pur non essendo uno psicologo/neurologo/medico/altro, ha tratto ispirazione, stupore, divertimento dalle opere di questo grande uomo di scienza con notevoli doti di scrittore.
Penso che delle parole di elogio non rendano giustizia alla persona, al personaggio ed al medico che Oliver Sacks era, quindi ho deciso di ricordarlo lasciando una sua traccia su questo blog servendomi delle sue stesse parole, tratte da una intervista di qualche tempo fa (2012) in cui tocca diversi temi: dal suo concetto di normalità all’opinione maturata circa la classificazione dei disturbi mentali, alla (auspicabile) possibilità per la psicoanalisi e la medicina di percorrere strade affiancate.
Credo che la normalità sia in parte una costruzione sociale. Ciò che è normale negli Stati Uniti non è detto che lo sia in Giappone, e viceversa. Potremmo dire che la normalità risieda in una sorta di pienezza delle funzioni: la maggior parte delle persone ha negli occhi dei recettori sensibili a tre colori fondamentali e si accordano dunque si ciò che assomiglia a questi colori, cosa che non avviene tra le persone a cui mancano certi recettori.
[…] trovo il DSM (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) riduttivo, e forse responsabile della non comprensione del significato delle allucinazioni. Non si dovrebbe ridurre la vita psichiatrica a un certo numero di criteri stabiliti.
Lei segue una terapia psicoanalitica. Che cosa apporta alla sua professione di medico?
Ho visto il mio psicoanalista anche stamattina. Sono in analisi da 46 anni! Siamo invecchiati insieme, lui ed io…
[…]
Io avevo delle forti tendenze autodistruttive, al punto che i miei amici non credevano che sarei vissuto fino ai trenta-quarant’anni; oggi posso dire che l’analisi mi ha aiutato ad arrivare quasi a ottanta.
[…]
Come neurologo, la psicoanalisi mi ha aiutato ad ascoltare i miei pazienti, attitudine trascurata nella mia formazione di psichiatra. 
Grazie Oliver Sacks, per tutto quanto.
Grazie di esserci stato.
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Stralci tratti da una intervista di JeanFrancois Marmion. Rivista: Le Cercle Psy (Sciences Humaines). Titolo originale: <<Ce que m’apprennent mes hallucinations>>. Entretien avec Oliver Sacks, 5, Giugno-Agosto 2012, 34-37; Apparsa sul numero 234 di Psicologia Contempranea, Nov-Dic, 2012.

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