L'ansia in Gravidanza: come affrontarla

Gabriele Vittorio  > Infanzia e adolescenza, Psicologia Nella Rete, Psicopatologia >  L'ansia in Gravidanza: come affrontarla
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Uno dei momenti più intensi ed importanti nella vita di una donna è sicuramente quello relativo alla maternità: vivere la gravidanza, l’attesa di un figlio, il diventare madre e tutto ciò che riguarda questo universo, costituisce un periodo importante, fatto di gioie, attese, felicità. Ma come tutti i periodi importanti della vita, è anche costellato di emozioni contrastanti, dubbi, ansie e paure.

Gravidanza: mente e corpo che cambiano

La gravidanza porta con sé molti cambiamenti. Nel corpo, come è visibile a tutti, avvengono tantissime modifiche, a partire dall’evidente pancia che cresce, fino a quei cambiamenti biologici ed ormonali non visibili ad occhio nudo. Delle modifiche, però, possono avvenire anche a livello psicologico: nessuno vieta ad una donna incinta di avere un vissuto d’ansia!
Avere l’ansia in gravidanza è una cosa molto frequente, anche se non se ne parla molto.
Perché non se ne parla? Perché avere l’ansia, il panico, e tutto ciò che fa star male, è impensabile in gravidanza. Una donna che sta per avere un bambino e prova ansia, non sempre trova il giusto appoggio, perché…per quale motivo, se stai vivendo una cosa bella come la gravidanza, dovresti avere l’ansia?? Non sei contenta di diventare mamma??

La sofferenza in gravidanza è un tabu

Le donne incinte vivono sulla propria pelle una serie di pregiudizi secondo cui se si aspetta un figlio, allora non si possono provare emozioni negative, non si può star male e non si può esser tristi.
Come se aspettare un figlio rendesse le persone meno soggette ad emozioni e sentimenti dolorosi, come se aspettare un figlio significasse essere meno umani. Un paradosso, direi.

L’ansia in gravidanza però è una realtà, esiste, e sono tante le donne che la provano.
Questo stato può derivare da molti fattori, non ultimo quello relativo alle preoccupazioni circa la propria gravidanza, preoccupazioni per il bambino, preoccupazioni per il parto, preoccupazioni per i cambiamenti del proprio corpo; insomma, tante paure di cui spesso la donna non parla, ma che tiene dentro di sé.

Cosa succede se non si parla dell’ansia provata?

Ciò che accade quando si tiene dentro di sé qualcosa, è che quel qualcosa comincia a crescere fino a diventare molto grande e non più gestibile. Ed uno dei casi più esemplificativi di questo fenomeno è proprio quello dell’ansia. Evitare di parlarne genera l’effetto opposto: il disagio cresce fino a diventare una sofferenza sempre più grande ed ingestibile.

Come affrontare l’ansia in gravidanza

La prima cosa da fare è prendere coscienza del proprio stato ansioso e rivolgersi ad un professionista. Alle prime avvisaglie di sofferenza psichica, la cosa migliore da fare è correre ai ripari prendendo contatti con uno psicologo con cui poter affrontare la situazione sul nascere e fare prevenzione.
L’ansia può essere una condizione molto invalidante, e durante la gravidanza non fa eccezione, anzi, in questo periodo delicato della vita è ancor più necessario pensare alla propria salute, sia fisica che psichica.

L’aiuto di un professionista può alleggerire le preoccupazioni della donna (e della famiglia) incinta, rendendo anche più sereno il periodo della gravidanza, per arrivare al parto con la giusta condizione emotiva.

15 thoughts on “L'ansia in Gravidanza: come affrontarla”

  1. i tuoi articoli toccano questioni sempre interessanti
    è delicatissimo il rapporto tra una corporeità che si scopre dimora di una creatura altra da sé, al tempo stesso legata a sé e abitante che partecipa della mutazione integrale (fisiologia, mente, psiche, altro) della donna
    sai cosa mi chiedevo leggendo: hai già scritto o pensato di scrivere un articolo anche sul maschio rispetto alla gravidanza?
    buona giornata e alla prossima!

  2. Io non sono madre ma conoscendomi so già che, qualora affrontassi una gravidanza, sarei ansiosissima. E mi spiace che alle donne si voglia togliere pure il diritto di sentirsi più fragili in quei mesi lì, come se da loro ci si aspettasse sempre un’invincibilità di fondo.

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