La dipendenza da videogiochi: caratteristiche e trattamento

Ragazzo muore dopo aver giocato al computer per giorni e giorni, senza pausa. Aveva 16 anni ed il gioco a cui era appassionato si chiama Battle Royale. La dipendenza da videogiochi, o gaming addiction, non è un fenomeno nuovo, ma di tanto in anto riaccende l’attenzione su di sé. In occasione delle tragedie.

Gaming addiction, la dipendenza da videogiochi

La dipendenza da gioco è un fenomeno che riguarda in larga misura i giovani, in particolare gli adolescenti. Diffuso in tutto il mondo, non fa distinzione di lingua o Paese. L’utilizzo di videogiochi, però, anche se in modo massivo, non è sinonimo di dipendenza. Lo diventa quando assorbe gran parte della vita della persona, causandone malessere.
L’ultimo fatto di cronaca riguardo la dipendenza da videogiochi è stato riportato da IndiaTV, in riferimento al caso di un ragazzo di 16 anni morto dopo aver giocare per ore e ore. Mantenendo l’attenzione fissa sulla sua attività, avrebbe raggiunto un livello forte di disidratazione per non aver assunto né acqua, né cibo per tutta la durata della performance. Anche poco prima sarebbe successo qualcosa di simile: un ragazzo venticinquenne ci avrebbe rimesso la vita a causa di un ictus cerebrale dovuto ad un’esposizione prolungata alla versione mobile del gioco.

La dipendenza da videogiochi per il DSM-5

Il Fenomeno della gaming addiction, la dipendenza da gioco, ha allarmato molti Paesi, a causa dei suoi effetti spesso fatali sui giocatori. In Cina, ad esempio, il governo ha posto diverse restrizioni: riconoscimento facciale, verifica dei documenti e riconoscimento di giocatori minorenni, nonché restrizioni temporali per le sessioni di gioco.
La dipendenza patologica da videogiochi è stata inclusa anche nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), tra le condizioni che necessitano di ulteriori riflessioni ed approfondimento. Si chiama Internet Gaming Disorder. Per individuare situazioni potenzialmente a rischio, il DSM-5 fornisce alcuni parametri:

  1. Forte preoccupazione o ossessione riguardo del gioco (salienza cognitiva);
  2. Comportamenti di isolamento quando non è possibile giocare;
  3. Aumento della Tolleranza (bisogno di giocare sempre di più);
  4. Tentativi infruttuosi di controllare/ridurre il gioco;
  5. Perdita notevole di interesse per altri hobbies (salienza comportamentale);
  6. Non riuscire a smettere di giocare nonostante la consapevolezza che sia un problema;
  7. Tendenza a mentire  riguardo al tempo trascorso giocando;
  8. Uso del gioco per alleviare l’ansia o i sensi di colpa;
  9. Compromissione o perdita di occasioni lavorative o di socializzazione a causa del gioco.

Se almeno 5 dei suddetti parametri sono rispettati, allora è bene accendere la spia rossa.

Prevenire la dipendenza da videogiochi

La dipendenza da videogiochi trae sicuramente beneficio dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale: l’apprendimento di tecniche specifiche per ridurre il gaming e la sofferenza ad esso correlata, è la strategia vincente. Allo stesso tempo, però, sarebbe auspicabile strutturare un setting di accoglimento e di ascolto, integrando all’interno dell’approccio cognitivo-comportamentale, colloqui motivazionali, di ascolto empatico e la strutturazione di una relazione solida.
Gli interventi sono rivolti anche ai genitori: per loro è importante conoscere il fenomeno ed imparare a prevenirlo, attraverso la costruzione di un rapporto di ascolto, empatia e comprensione con i propri figli, che permetta un dialogo a due vie.

E tu, conoscevi questo fenomeno? Conosci qualcuno che lo ha vissuto personalmente?

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