Si può 'diventare' liberi?

Gabriele Vittorio  > Lgbt, Psicologia Nella Rete >  Si può 'diventare' liberi?
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Per tutti noi, che siamo esseri umani, un elemento fondamentale per la nostra vita è il rapporto con gli altri. Ciò che ci circonda è da un lato fondamentale per la nostra esistenza, ma dall’altro è fonte di preoccupazione, dubbi, interrogativi e spesso disagio. La dose di egocentrismo di cui sono dotate un po’ tutte le persone le pone al centro del mondo, di un personale mondo, rendendo tutto il resto “solo” un contorno. In questo modo l’individuo sperimenta se stesso come giusto e probabilmente prova ostilità verso ciò che è fuori da sé, ciò che è diverso. Se questo diverso, poi, si oppone al proprio modo di essere, allora rientra maggiormente di diritto tra le cose concepite come negative.

Confrontarsi con la realtà

Per tutti, prima o poi, arriva il momento di confrontarsi con la realtà esterna e quindi di comprendere che esistono cose diverse da sé e che un individuo non può vivere totalmente isolato; si comincia allora ad analizzare la realtà, entrando in rapporto con essa attraverso l’osservazione e la valutazione dei suoi vari aspetti. Tutto intorno ad una persona è diverso, poiché esistono milioni e milioni di cose, oggetti, colori, persone, caratteristiche. Essere se stessi è un qualcosa che viene per certi versi da un riconoscimento del fatto che il resto, fuori, è diverso, e per altri attraverso l’autoconsapevolezza. Una delle tante cose concepite come “diverse” che maggiormente suscita reazioni ostili è l’omosessualità, che alle spalle ha una storia di violenza ed intolleranza: nel corso degli anni gli omosessuali sono stati condannati, uccisi, perseguitati, ed ancora oggi, ai giorni nostri, esistono Paesi che contemplano pene atte a punire un orientamento sessuale.

L’omosessualità come patologia

L’omosessualità è stata considerata una malattia fino al 1973, anno in cui L’ American Psychiatric Association la cancellò dalle voci del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Nel 1993 per l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’omosessualità divenne una “variante normale della sessualità umana”.
Queste evoluzioni, però, non sono servite ad eliminare l’ostilità che molti ancora nutrono, ed in nome della quale esiste una forte intolleranza che spesso sfocia in episodi di violenza fisica e psicologica.
Una cosa importante che si potrebbe fare, tanto per cominciare, è provare ad entrare nell’ottica che una persona omosessuale è una persona come tutte le altre: come ognuno è differente dagli altri, così anche un omosessuale lo è; e come ognuno, nonostante le diversità, può avere qualcosa in comune con gli altri, la stessa cosa vale per gli omosessuali. Una persona omosessuale può avere delle cose in comune con un’altra persona, che quindi la mettono su un piano tale da considerarla pari. E tra i pari c’è comprensione; l’altro viene considerato come un simile e quindi è più facile che venga avvicinato, compreso e capito; è più facile mettersi nei suoi panni, perché è più facile mettersi nei panni di una persona considerata simile. Cominciare a spogliarsi dagli stereotipi e dai luoghi comuni aiuta certamente ad avvicinarsi a chi prima era considerato, solo ed esclusivamente, come diverso.

Cosa sono i luoghi comuni, e come si riconoscono?

Un luogo comune è, ad esempio, il fatto che l’omosessualità sia una malattia, e chi parte da questa posizione, non andrà molto lontano. Capire ed entrare nell’ottica che essere omosessuali non vuol dire essere malati, è un grande passo avanti. Ma bisogna capirlo sul serio, bisogna essere convinti che questa è la realtà dei fatti e non c’è opinione contraria che tenga.
Per “convicersi” di questa cosa sarebbe molto utile leggere delle ricerche psicologiche che trattano l’argomento; spesso possono essere un valido spunto anche per chi di psicologia e di ricerca non se ne intende…esistono, infatti, moltissimi testi, articoli, pagine internet di stampo divulgativo e adatte a tutti.

Gruppo e identità: sei chi frequenti

Un altro stereotipo può essere la concezione secondo cui un individuo è il suo gruppo.
Mi spiego meglio: nella nostra società esistono dei gruppi di persone, che possono essere, ad esempio, un gruppo religioso, un gruppo politico, un gruppo di musicisti, un gruppo di appassionati d’arte, un gruppo di tifosi e così via. Singoli che per formare dei gruppi debbono essere accomunati da qualcosa.
Molto spesso, però, le persone tendono a vedere quel singolo come portatore di tutti gli attributi del gruppo; il singolo come pezzo del gruppo, e nient’altro. Sradicato, quindi, dalla propria individualità.
E’ come dire che un ragazzo che fa parte di un gruppo di tifosi di calcio, è soltanto un tifoso di calcio; quindi se alla signorina Francesca il calcio non piace per niente, è molto probabile che tenderà a non piacerle neppure il ragazzo, o comunque inizialmente tenderà a non avvicinarsi affatto a lui. Quello che fa la signorina Francesca è un errore di ragionamento, che porta a due conseguenze, entrambe negative:
1. Francesca “rischia” di non conoscere una persona che magari avrebbe potuto trovare interessante per altre cose in comune con lei…magari quello sarebbe diventato suo marito e l’avrebbe resa felice per il resto della sua vita:-)!
2. Francesca tenderà a vedere il calcio come una cosa ancora più odiosa, quindi andrà a rafforzare un pensiero già radicato in sé, ma senza una reale e razionale motivazione.

Liberarsi dai pregiudizi

Non è difficile capire che questo è anche l’errore in cui molte persone incorrono nei confronti dell’omosessualità. Liberarsi da questo stereotipo e da queste catene errate di ragionamento, è una bella sfida per chi si sente abbastanza coraggioso e per chi vuole mettersi alla prova: piuttosto che basarsi su ciò che si ha di “diverso” dagli altri e su ciò che si ritiene spiacevole, bisogna allenarsi a fare il contrario, ovvero allenarsi a trovare ciò che si ha in comune con una persona, e partire da lì per fare la sua conoscenza. Verrà poi molto più naturale considerare le differenze, quali ad esempio l’orientamento sessuale, differenze marginali, non importanti per un rapporto umano di amicizia e di vicinanza, e/o a vedere tali differenze come un ingrediente necessario al fine di arricchire ulteriormente un rapporto. Ed alla fine si tenderà a vedere l’omosessualità come un semplice orientamento, come, appunto, “una variante normale della sessualità umana”, che nulla ha a che vedere con il concetto di negativo/sbagliato, né tanto meno ha il potere di condizionare una relazione umana.
Alcune delle cose che ho scritto in questo articolo, sono ben note a molti, ma non fa mai male ricalcarle, e non fa male leggerle. Altre, invece, magari offrono un punto di vista alternativo, ed anche qualche consiglio pratico. Le mie parole, infatti, sono certamente riferite a chi già conosce l’argomento e a chi invece vuole conoscerlo; ma vogliono essere anche una piccola guida per chi è volenteroso, per chi vuole abbattere gli stereotipi negativi ma non sa da dove cominciare…perché, e di questo sono altamente convinto, esistono moltissime persone che cercano un modo per maturare, per evolversi intellettualmente, ma non trovano lo spunto adatto.
Perché, spesso, se non lo si sa interpretare e gestire, un luogo comune può essere più forte della propria volontà; è per questo che invito ad allenarsi, perché solo chi cerca di risalire nonostante la corrente è davvero maturo..e coraggioso.
Alla prossima:-)!

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