Dolor y Gloria: nella mente di Pedro Almodóvar

Gabriele Vittorio  > Eventi & Cultura, Psicologia Nella Rete >  Dolor y Gloria: nella mente di Pedro Almodóvar
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dolor y gloria

Alcuni film, più di altri, toccano le corde profonde dell’anima. E’ il caso di Dolor y gloria, l’ultimo capolavoro di Pedro Almodóvar che, come spesso accade, tratta con maestria la psiche e i suoi dolori. Il post di oggi è dedicato proprio a lui e vi invito ad andare al cinema a vederlo, se non lo avete già fatto.

Dolor y Gloria: trama e recensione

Salvador Mallo è un regista che ha perso l’ispirazione. Una carriera sfavillante, un curriculum notevole, ma un passato rocambolesco che rende tormentato il suo presente.
E’ fermo, bloccato nel status, anzi, nella sua casa, che ha reso simile ad una galleria d’arte: quadri ed opere in ogni angolo, che lo accompagnano nelle sue giornate fatte di solitudine ed antidolorifici.
Salvador ha sperimentato ogni tipo di sofferenza fisica: insonnia, dolori alle ginocchia, qualche intervento chirurgico alle spalle, ansia, panico e depressione, ed è attanagliato da un persistente mal di schiena ed una frequente emicrania, che cerca di esorcizzare con un cocktail di farmaci.

Salvador e i simboli materni: un legame ambiguo

La pellicola ripercorre la storia di Salvador, un bambino timido che accompagna sua madre a fare il bucato al fiume. La loro è una famiglia povera, che va a vivere in un paesino di provincia in cerca di fortuna e man mano si ricostruisce una vita. Tutto inizia dalle mura della propria casa che, da grotta improponibile, una cueva, man mano diventa un luogo sempre più abitabile. Salvador lì cresce e tra quelle mura ridipinte inizia un viaggio alla scoperta di se stesso, costellato di ostacoli e verità taciute.
Sarà proprio il suo tacere che lo porterà ad accumulare dentro di sé tante ombre, che sfoceranno in altrettante sofferenze fisiche e psichiche.

Mal di schiena, emicrania e un nodo in gola

I mali che attanagliano Salvador Mallo, non sono solo semplici malanni fisici, ma vere proprie simbologie psichiche. La storia del regista è in realtà la storia di un uomo che fa i conti con la propria psiche e con tutte le problematiche che non ha risolto, a partire dal rapporto con sua madre, donna amorevole ma bistrattata dai sacrifici che la vita le ha fatto piombare sulle spalle.
Ad un ignaro spettatore, il rapporto madre-figlio sembra idilliaco e degno di ogni fiaba, ma le fiabe, si sa, non esistono: il rapporto con una madre è un abisso di complessità. Ed è difficile ammettere questo; è difficile ammettere che anche il rapporto con una madre può nascondere mille sofferenze.

Dolore e Gloria nel legame mente-corpo

Salvador Mallo cade stordito tra i suoi cuscini e nel buio della sua casa, vittima del suo cocktail di farmaci ed altre droghe. Ma in verità è solo vittima di se stesso, perché i fantasmi del suo passato e tutte le sue sofferenze taciute, tornano a tormentarlo ogni volta che i suoi occhi si chiudono alla ricerca di riposo.
Lo stanco regista ha un solo modo per tentare di risolvere i suoi problemi: ripercorrere il suo passato e sciogliere la matassa emotiva che gli ha creato un grosso groppo in gola, che rischia di soffocarlo in ogni senso.


La vita di Pedro Almodóvar, tra omosessualità e cinema

In questo capolavoro si ripercorre la storia di una vita, un vissuto complesso che, raggiunta l’età matura, ha iniziato a farsi sentire ed ora chiede ascolto.
Pedro Almdóvar è riuscito in modo impeccabile a farci vivere questo viaggio. La sua pellicola è molto intima e suggestiva, proprio perché nulla è lasciato al caso o inventato: è genuino e vero, e si sente.
Il film è pieno di colpi di scena che lasciano lo spettatore ignaro a bocca aperta, esattamente come può accadere quando si ascolta, dal principio, la storia di un uomo, nella penombra di un salotto tappezzato di opere d’arte.

Voi lo avete già visto? Cosa ne pensate?

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