Effetto Mandela: fenomeno psicologico o mistero irrisolto? (video)

Ti è mai capitato di restare convinto per molto tempo di qualcosa che poi non si è mostrata vera?

L’effetto Mandela è una distorsione della memoria che consiste nel ricordare cose che non sono mai accadute.

Cos’è l’effetto Mandela

Nelson Mandela, attivista sudafricano, ha combattuto per tutta la sua vita contro l’apartheid per la conquista della libertà di un popolo oppresso. Ha ricevuto il premio Nobel per la pace e divenuto presidente del Sudafrica.

L’effetto Mandela deve il suo nome ad una ricercatrice del paranormale (Fiona Broome). Il fenomeno si chiama così, infatti, non perché Mandela abbia fatto o detto qualcosa, ma grazie ad un evento che lo riguarda: la sua morte.
Durante un congresso la ricercatrice asserì che la sua morte era avvenuta negli anni ‘80 e non nel 2013 come è realmente successo. E questa affermazione incontrò il consenso del pubblico. Gran parte della gente, infatti, pensava la stessa cosa, cioè che Mandela fosse già morto da tempo.
Ma negli anni ‘80 Mandela era in prigione. Fiona Broome, però, ricordava dettagli del suo funerale. E così anche tante altre persone.

Fu da questo episodio che prese il nome l’effetto Mandela. È una distorsione della memoria collettiva e personale: le persone singole ricordano cose e fatti mai avvenuti, e così fa anche il gruppo. È buffo no? Ma è anche un po’ inquietante

Le cause dell’effetto Mandela

Cosa genera questo fenomeno? Le spiegazioni possibili risiedono in teorie spesso diverse tra loro: alcune più realistiche, altre più fantasiose, fino a raggiungere i toni mistici. Vediamone alcune.

Universi multipli

Per alcune persone l’effetto Mandela sarebbe dovuto al sovrapporsi di diverse linee temporali, che generano ricordi che non appartengono al nostro universo. In pratica, in un universo parallelo, Mandela è morto negli anni ‘80 e non il 5 dicembre 2013. La sovrapposizione e l’incrociarsi di diverse linee temporali porterebbe alla generazione di diversi ricordi non sempre corrispondenti alla nostra realtà.

Errori di rielaborazione

Secondo questa teoria, l’effetto Mandela si spiegherebbe semplicemente con alterazioni psicologiche che consistono in errori di rielaborazione dei ricordi. Lì dove c’è un vuoto, le persone inserirebbero informazioni per tappare i buchi. Tali informazioni verrebbero scelte per la loro suggestione o perché sono dati già sentiti altrove, magari da altre persone.
In pratica, quando abbiamo un vuoto di memoria, tendiamo a riempirlo con informazioni non necessariamente vere, ma che in qualche modo ci piacciono e ci convincono.

Manipolazione mentale

Questa teoria sostiene che i poteri forti abbiano messo in atto tecniche di manipolazione mentale per strumentalizzare le masse. A quale fine? Per portare avanti esperimenti governativi dalle motivazioni oscure.

L’articolo continua dopo il video:

La forza del gruppo

Al di là delle teorie tanto affascinanti quanto fantasiose, un elemento che emerge osservando l’effetto Mandela è l’energia dei fenomeni di gruppo. Sto parlando di memoria collettiva. Osservando l’enorme portata di questo fenomeno a livello collettivo, la psicologia sociale lo considera un bias (errore) cognitivo secondo cui quando c’è un dubbio, i singoli preferiscono seguire il gruppo, per non sentirsi esclusi. Questo, ovviamente, avviene a livello inconscio e non in maniera consapevole.
Secondo uno studio nel campo della memoria, le persone che assistono ad un evento e poi ricevono informazioni sbagliate sullo stesso evento, tendono a sviluppare ricordi distorti in merito. Ovviamente, non lo fanno apposta, ma sono condizionate dalla forza esterna del contesto.

Alcuni esempi dell’effetto Mandela

Un esempio lampante dell’effetto Mandela possiamo vederlo nella saga Star Wars, quando Darth Vader dice: “Luke, sono tuo padre”. Ricordi questa frase? Bene, non è mai stata detta! La frase che dice davvero è “no! Io sono tuo padre!”. La stessa cosa è accaduta con la famosa canzone dei Queen.
Facciamo un gioco: Senza cercare il testo su internet, sai come finisce la canzone We are the champions?. Pensaci qualche istante… Molti sono convinti che la canzone finisca con le parole “we are the champions…of the world”. In realtà non è così. La canzone finisce semplicemente con le parole “we are the champions…” anche se la maggior parte delle persone non crede sia così.
Ora vai a controllare 😊

Effetto Mandela: come si formano i ricordi

La memoria, del resto, non è il racconto fedele di ciò che è accaduto, ma una continua rielaborazione dei fatti, secondo parametri personali e sociali.
Quando crediamo di raccontare una storia o un evento che ci è accaduto, non lo raccontiamo sempre uguale, ma ogni volta il ricordo passa attraverso diverse elaborazioni interiori, come in una grossa catena di montaggio. E ciò che viene fuori è una distorsione.

A a te, è mai capitato di inciampare nell’effetto Mandela? Credi che le spiegazioni date siano plausibili o hai altre interpretazioni? Fammelo sapere in un commento.

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo sui tuoi social!

© Psicologia nella Rete di Gabriele Vittorio Di Maio Cucitro. All Rights Reserved.

Condividi: