Le 4 abitudini per essere felici secondo le neuroscienze

Gabriele Vittorio  > Neuroscienze, Psicologia Pratica >  Le 4 abitudini per essere felici secondo le neuroscienze
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come essere felici

La felicità è una condizione che si realizza grazie alla presenza di diversi fattori. È uno stato fisico, psichico e sociale, una realtà multifattoriale. Questo significa che tu puoi influenzare alcuni di questi fattori ed essere l’artefice della tua felicità.
Le ricerche nel campo delle neuroscienze suggeriscono che è possibile modificare alcuni atteggiamenti e comportamenti per influenzare positivamente il cervello e educarlo al buon umore.
Felici si diventa, vediamo come.

1. Dai un nome alle emozioni

Non sempre sei consapevole di come ti senti. Questo è normale, non si può essere costantemente consci di ogni cosa. Le emozioni e i sentimenti che si provano, però, hanno sempre una ragione di esistere e sono importanti per conoscere te stesso.
Nelle varie situazioni della vita, impara a chiederti “come mi sento in questo momento?”.
Quando si prova un’emozione negativa, si attivano le aree del cervello ad esse collegate. Ma studi scientifici hanno dimostrato che quando si prova una certa emozione, per esempio la paura, è si attivano le relative aree cerebrali che mettono l’individuo sull’attenti per far fronte al pericolo imminente, dare un nome all’emozione provata riduce lo stato di malessere.
Quindi cerca di eliminare dal tuo vocabolario frasi generiche e qualunquiste come “mi sento male/mi sento bene/ho un senso di malessere”, eccetera, perché non vogliono dire assolutamente nulla, danno solo un senso di confusione a te e a chi ti sta accanto.
Impara a conoscere e definire le tue emozioni. Ti senti male? Che nome daresti a questo “male”? Tristezza? Paura? Definiscilo.

2. Di cosa sei grato?

A volte sembra proprio che il tuo cervello non voglia essere felice. Eppure dovrebbe essere il contrario: lui dovrebbe stare dalla tua parte e aiutarti a raggiungere e mantenere la serenità. In realtà lui ci prova, ma non sempre ci riesce. I suoi processi hanno bisogno di essere indirizzati nel modo corretto, e questo puoi farlo solo tu.
Quando ti senti giù di morale, provi vergogna o senso di colpa, a livello cerebrale si attivano dei circuiti, tra cui quelli della ricompensa, che sono le aree cerebrali che alimentano se stesse: più provano una sensazione, più vogliono provarla. È come mangiare il cioccolato o un buon cibo, più ne mangi, più ne vuoi.
La stessa cosa, però, accade con le emozioni più positive, come ad esempio la gratitudine.
Essere grati attiva le stesse aree cerebrali, quindi una buona strategia è domandarsi “di cosa/a chi sono grato?”. Essere grati a qualcuno stimola il cervello a concentrarsi sugli aspetti positivi, stimola delle reazioni biologiche e porta alla produzione di dopamina e serotonina, che sono i neurotrasmettitori del buonumore.

3. Ti senti perfetto?

Cercare a tutti i costi di essere coerente e integerrimo agli occhi altrui e ai propri, è solo una fonte di stress. Ti mette in una condizione di continua allerta, vivi costantemente attivato per fare, modificare lati di te, apparire in un certo modo, per impressionare positivamente gli altri. Questo continuo esercizio, insieme a tutti i pensieri e le preoccupazioni che lo accompagnano, è una attività molto stressante.
Ho già parlato dei pericoli della normopatia (clicca per vedere), leggi la guida pratica e stai in guardia dalle sue trappole.

4. Cerca il contatto

Le neuroscienze ci dicono che la sensazione di essere esclusi attiva nel cervello le aree del dolore.
La corteccia cingolata e l’insula sono i centri interessati da tale sensazione.
Come suggerito anche in questo articolo sull’abuso psicologico, il contatto fisico con gli altri, inteso come il prendersi per mano, abbracciarsi, darsi pacche sulla spalla stimola il rilascio dell’ossitocina, un ormone importante, che può definirsi un vero e proprio “farmaco” del benessere, poiché il suo sistema attiva le endorfine, riducendo il dolore.

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